Riflessione

di Giuseppe Cundò

I fallimenti del Piano Sanitario Regionale  di rientro gestito dell’ ex Presidente Regionale Giuseppe  Scopelliti  Commissario ad acta con obiettivo tecnico dell'abbattimento del disavanzo e rientro dal debito sanitario della Regione Calabria   hanno sostanzialmente messo in discussione il diritto costituzionale alla salute nella nostra regione, come peraltro drammaticamente dimostra l'analisi 2012 condotta dell'università svedese di Goteborg sulla qualità della sanità in Europa.   I dati, presentati nei mesi scorsi al Cnel, in occasione del consueto briefing annuale sulla qualità dei servizi delle pubbliche amministrazioni, hanno confermato che il sistema sanitario calabrese è il peggiore che ci sia in Europa: infatti, l'analisi condotta dall'università svedese sulla qualità della sanità in Europa, ha collocato la Calabria all’ultimo posto tra le 172 regioni europee, confermando il grave stato di sofferenza nel quale versa il nostro sistema sanitario.

Una visione miope e ragionieristica del Piano di rientro della spesa sanitaria in Calabria ha cagionato una autentica “desertificazione” sanitaria, con servizi disponibili solo virtualmente, con posti letto del tutto inesistenti, con ospedali che chiudono e non vengono sostituiti con i Centri di Assistenza Primaria Territoriale. Inoltre i restanti presidi ospedalieri (come pure gli ospedali di  Montagna di Acri, San Giovanni In Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli),   restano depotenziati e sono lasciati con gravi carenze di personale e di risorse tecniche e strumentali. Aggiungo che l’ultimo rapporto “Verifica degli adempimenti livelli essenziali di assistenza Lea 2013” pubblicato sul sito del Ministero della Salute (riguardante  le Regioni a statuto ordinario  più la Sicilia) colloca la Calabria all’ultimo posto delle regioni d’Italia per il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza.

In questo contesto anche le organizzazioni malavitose trovano un grande terreno fertile per le loro molteplici attività . Infatti la Commissione d'accesso antimafia insediatasi all'Asp di Cosenza qualche mese fa ha inviato una dettagliata relazione al Prefetto di Cosenza sullo stato gestionale e di infiltrazione mafiosa all'interno dell'Asp stessa che ha un bilancio annuale di circa un miliardo di euro. L’indagine ha mostrato   uno scandalo gestionale, dando una pessima immagine oltre che una vergognosa sostanza (ricordo il  coinvolgimento del “ figlio manager” del Senatore Giuseppe  Gentile costretto a dimettersi da neo sottosegretario dell’appena nominato governo Renzi.)

 Nell’ultima riunione del Tavolo Massicci è emersa la scarsa omogeneità dei livelli LEA, con una forte sperequazione dell’offerta sanitaria: in Calabria  non sono garantiti i livelli minimi di assistenza con una conseguente situazione di emergenza sanitaria e  smantellamento dell’offerta sanitaria.   Il Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e il Comitato permanente per la verifica dei Livelli essenziali di assistenza hanno evidenziato il gravissimo ritardo degli interventi di erogazione delle prestazioni anche essenziali, invitando l’oramai ex Commissario, al fine di evitare che si creino i presupposti di cui all’art. 2, comma 84, della legge 191/2009, ad attuare tempestivamente ogni utile azione necessaria per garantire l’erogazione dei LEA in maniera uniforme sul territorio regionale.

 In Calabria, la dotazione di posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie risulta pari a circa 0,4 posti letto per 1.000 residenti al 1° gennaio 2013, inferiore al valore di riferimento (0,7) del Decreto Legge 6 luglio 2012, n. 95. Risulta carente l’assistenza domiciliare e l’assistenza residenziale e semiresidenziale rivolta ad anziani, disabili, pazienti psichiatrici e ai malati terminali.  Esiste un notevole ritardo sul cronoprogramma per il processo di riconversione delle strutture ospedaliere in più appropriate strutture territoriali.  Aggiungo quanto in Calabria  sia critica l’erogazione di servizi afferenti all’area della prevenzione, con particolare riferimento al settore degli screening oncologici.     

Come risulta dai verbali di Tavolo e Comitato delle riunioni di verifica del Piano di rientro della Regione , il Servizio sanitario regionale della Calabria continua a presentare un rilevante disavanzo cumulato dagli esercizi pregressi che deve ancora trovare una copertura e che annualmente viene riportato nel successivo risultato di gestione dell’anno corrente.  Pertanto, in ragione dei disavanzi pregressi  che non hanno trovato adeguata copertura, per la Regione Calabria si sono realizzate le condizioni per l’applicazione degli automatismi fiscali previsti dalla legislazione vigente, vale a dire l’ulteriore incremento delle aliquote fiscali di IRAP e addizionale regionale all’IRPEF,  l’applicazione del blocco automatico del turn over del personale del servizio sanitario regionale fino al 31 dicembre del secondo anno successivo a quello in corso e  l’applicazione del divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo.  Le  azioni intraprese dalle aziende per il 2013 non hanno avuto effetti apprezzabili sulla  Spending Review  per i servizi.   Il Piano prevedeva la conclusione delle procedure di accreditamento definitivo delle strutture, ma le criticità evidenziate ad oggi non risultano superate. Infine,  la sezione regionale della Corte dei conti, nella sua relazione annuale sull’esercizio finanziario 2013 della Regione Calabria, ha ribadito l’estrema rigidità del documento-strumento contabile, con fondi assorbiti per la maggior parte dal sistema sanitario che impegna il 48% dell’intera spesa.  Qui aggiungo le spese per ricoveri incongrui e fuori regione.

In questo contesto socio-economico, è inserita da oltre dieci anni la Comunità Terapeutica “Redancia Sud”.  E’ in un ex convento ristrutturato nel centro storico di S.Andrea Apostolo dello Ionio. Ospita per la cura e la riabilitazione persone con patologia psichiatrica.

E’ conosciuta :   i commenti e le dichiarazioni dei politici di turno, degli  operatori del settore, dei servizi della Sanità  e anche della Giustizia,  dei familiari degli ospiti presenti in struttura  e soprattutto degli ospiti “passati e presenti”  descrivono la CT. Redancia Sud un fiore all’occhiello nella riabilitazione psico-sociale in Calabria, ponendola risorsa  di successo nel trattamento residenziale psichiatrico regionale.

Ma la situazione economica che ho descritto, la paralisi, l’incongruenza, la irresponsabilità gestionale della Regione pone la stessa in una situazione disperata. A fronte di un ottimo lavoro clinico, riconosciuto dagli invii di pazienti e richieste, manca la copertura finanziaria e la struttura è a rischio.

Mi aspetto, ci aspettiamo , chiediamo come calabresi che le Istituzioni competenti (Regione, ASP), tutelino le realtà radicate nella rete sociale come lo è la CT Redancia Sud . Come calabresi vogliamo combattere attivamente il “marchio” di malasanità che spesso emerge nelle cronache giudiziarie regionali (anche nazionali ma iniziamo da noi).  Vogliamo continuare un lavoro d’”eccellenza” per i calabresi. Vogliamo che non debbano andare fuori dalla Calabria per curarsi (spesa ulteriore sanitaria oltre che non utile per l’allontanamento dal contesto sociale dove avviene parte della cura)

 Non vogliamo  dalle Istituzioni un trattamento di favore o un canale diverso da quello previsto, ma il  rispetto della dignità e dei diritti delle persone che permetta la cura più adeguata nella nostra Regione e per noi che offriamo  un servizio riconosciuto come valido, di poterlo continuare , magari migliorandolo e non ostacolandolo, paralizzandolo, mettendolo a rischio  facendo mancare la risorsa economica perché continui.

Il nostro è un lavoro importante, difficile, spesso non capito. Ogni giorno tutti noi ci impegniamo  per capire, comprendere, alleviare e a volte anche risolvere, le grandi angosce e problematiche che  le patologie psichiatriche  portano adese. Vogliamo continuare .